02 Maggio 2020

Post CoViD-19: quale odontoiatria?

Intervista a... Michele Nardone

Carla De Meo

L’odontoiatria sta pagando un prezzo altissimo per il CoViD-19. Ma come sarà il dopo? Quale sarà la realtà dei professionisti, nel privato e nel pubblico?

Lo abbiamo chiesto a Michele Nardone, Dirigente medico presso l’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale Melegnano e della Martesana (Mi) con incarico di responsabile dell’Unità operativa complessa “Coordinamento e integrazione rete".

Qual è l’impatto del CoViD-19 sull’odontoiatria?
L’odontoiatria, al pari di altri settori, non si è trovata pronta a confrontarsi con un’e­mergenza di tale portata, probabilmente perché le indicazioni dei decisori, specie politici, non sono state, da subito, chiare e univoche. Lo sbandamento è stato evi­dente e la motivazione si può trovare nel fatto che, per la prima volta, ci siamo tro­vati a combattere un “nemico” scono­sciuto.

Con il senno del poi e con un oc­chio più attento a quanto stava accaden­do in Cina e Corea avremmo potuto adottare le stesse misure ma in maniera tempestiva. Le politiche di contenimento arrivate con ritardo hanno determinato pesanti perdite non solo di vite umane, sanitari compresi, ma anche economi­che.

Una considerazione particolare va fatta sulle circa 45.000 strutture odonto­iatriche mono professionali presenti nel nostro paese che non potranno contare su alcun robusto aiuto per far fronte alle ingenti spese legate alla professione. Ma non è tutto. Molti colleghi che esercitano la professione in forma di collaborazione sono rimasti a casa senza compenso.

Profonda riflessione va fatta, inoltre, sui considerevoli costi biologici dovuti alle mancate visite e al differimento di tutti gli interventi programmati.

Sul fronte pubblico come sarà il post emergenza?
Temo ancora peggiore. Nell’Azienda Sa­nitaria per cui lavoro, così come nel resto del paese, sono state sospese tutte le prestazioni ambulatoriali, mentre sono garantite quelle urgenti. Questo ha signi­ficato il posticipo di cure programmate da tempo che porteranno, quanti già in condizioni di vulnerabilità, a situazioni cli­niche peggiorative.

Nel caso di una carie, per esempio, il semplice differimento temporale potrebbe comportare inter­venti più demolitivi: devitalizzazione, pro­tesi e in casi più estremi l’estrazione. Tut­to questo anche con un allungamento dei tempi di attesa e aggravi economici per il Servizio Sanitario Nazionale.

Il dentista è tra i lavoratori più a rischio CoViD-19?
Il dentista è un professionista a rischio. La stragrande maggioranza delle presta­zioni erogate in odontostomatologia comporta l’esposizione ad aerosol di cui è difficile fare l’analisi qualitativa e quanti­tativa della composizione.

L’aerosol pro­dotto dagli strumenti rotanti è in grado di contaminare l’aria e ogni superficie della sala operativa. Il CoViD-19 è un virus re­spiratorio che trova nell’aerosol una faci­le via di diffusione.  

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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.05.2020.02




 
 
 
 

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